Artemisia

L’Artemisia: Una Pianta Millenaria tra Storia, Cucina e Medicina

L’Artemisia (Artemisia L., famiglia Asteraceae) è un genere di piante erbacee o arbustive che conta oltre 300 specie diffuse in tutto il mondo, soprattutto nelle regioni temperate dell’emisfero boreale. Il nome deriva dalla dea greca Artemide (Artemis), protettrice delle partorienti e della natura selvaggia, o – secondo altre fonti – dalla regina Artemisia di Caria, esperta di botanica medicinale. Tra le specie più note spiccano Artemisia vulgaris (artemisia comune), Artemisia absinthium (assenzio), Artemisia annua (assenzio annuale) e Artemisia dracunculus (dragoncello).

Descrizione della Pianta

Le artemisie sono piante perenni o annuali, alte da 30 cm a oltre 2 m, con fusti eretti e ramificati. Le foglie sono alterne, pennato-partite o lanceolate, di colore verde-argenteo nella pagina inferiore per la presenza di peli sericei. I fiori, piccoli e gialli o biancastri, sono riuniti in capolini riuniti a loro volta in pannocchie o spighe. L’odore è intensamente aromatico, dovuto agli oli essenziali, con note amare e canforacee. La radice è fittonante o rizomatosa; la pianta tollera suoli poveri e siccitosi, prediligendo esposizioni soleggiate.

Principi Attivi

Le artemisie contengono:

  1. Oli essenziali (tujone, cineolo, canfora, borneolo);
  2. Sesquiterpeni lattonici (absintina, artabsina);
  3. Flavonoidi, acidi fenolici, cumarine;
  4.  Artemisina (A. annua), principio antimalarico;
  5.  Alcaloidi in tracce.

Il tujone è neurotossico ad alte dosi; l’artemisina è un perossido sesquiterpenico unico.

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Artemisia

Artemisia

Usi in Cucina

  1.   Dragoncello (A. dracunculus): foglie fresche o essiccate aromatizzano salse (béarnaise), aceti, senape, pesce, pollame e uova. Varietà francese (più fine) e russa (più rustica).
  2.   Assenzio (A. absinthium): ingrediente storico del vermut, dell’assenzio (la “fata verde”) e di alcuni amari. Oggi dosato in tracce per il tujone.
  3.   Artemisia comune (A. vulgaris): in Asia (mochi giapponesi, ssuk-cha coreano) e in Europa medievale per insaporire birre prima del luppolo.

Usi presso Antichi Popoli e nell’Industria

  1.   Cinesi (2000 a.C.): A. annua (“qinghao”) nel “Manuale di prescrizioni d’emergenza” di Ge Hong contro le febbri intermittenti.
  2.   Egizi: papiro Ebers (1550 a.C.) cita l’artemisia per parassiti intestinali.
  3.   Greci e Romani: Ippocrate e Dioscoride la consigliano per digestione, mestruazioni e parto. Plinio: “Herba regia”.
  4.   Celti e Germani: “beltane herb” per purificare e proteggere il bestiame.
  5.   Industria: estratti in liquori (Assenzio, Vermut, Chartreuse), cosmetici (shampoo antiforfora), repellenti naturali (citronella-like). A. annua fonte industriale di artemisina (farmaci ACT).

Proprietà Medicinali e Usi Popolari Tradizionali

  1.   Amarotonica: stimola appetito e digestione (infuso di sommità fiorite).
  2.   Emmenagoga: regola il ciclo (controindicata in gravidanza).
  3.   Antielmintica: espelle vermi (semi).
  4.   Antimalarica: A. annua (OMS raccomanda derivati).
  5.   Usi popolari: decotto per coliche, cataplasmi su contusioni, fumigazioni per vie respiratorie. In Messico A. ludoviciana (“estafiate”) per disturbi gastrointestinali.

Curiosità e Antichità

  1.   Assenzio e artisti: Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Baudelaire ne abusarono; il “mal di assenzio” (convulsioni da tujone) portò al bando in Europa (1908-1920, poi revocato).
  2.   Moxibustione: in agopuntura cinese si brucia A. vulgaris compressa su punti energetici.
  3.   Profezia: in Inghilterra “St. John’s girdle” di artemisia proteggeva dal mal di testa per un anno.

Detti e Leggende

  1.   “Chi ha l’artemisia in giardino, ha il medico in casa” (proverbio toscano).
  2.   Leggenda celtica: la pianta nasce dalle lacrime di una druida trasformata in cerva da Artemide.
  3.   “Bere assenzio è bere la luna” (poeti simbolisti).

Metodi di Conservazione

  1.   Essiccazione: sommità fiorite all’ombra in mazzi appesi; conservare in vasi di vetro al buio (1-2 anni).
  2.   Congelamento: foglie di dragoncello tritate in cubetti con acqua o olio.
  3.   Olio/Aceto: macerazione di foglie fresche per 2-3 settimane.
  4.   Polvere: foglie essiccate macinate (sigillata, max 6 mesi).

In Fitoterapia

  1.   Tintura madre (1:5): 20-30 gocce prima dei pasti come digestivo.
  2.   Infuso: 1 cucchiaino di sommità essiccate in 150 ml acqua bollente, 10 min, 1-2 tazze/die (non oltre 7 giorni consecutivi).
  3.   Estratto secco titolato in artemisina (malaria) o absintina (dispepsie).

In Omeopatia: Artemisia vulgaris

Rimedi ottenuti da: pianta intera fresca in fioritura.

Soggetto tipo: donna nervosa, ipereccitabile, con crisi convulsive (epilettiformi) triggerate da emozioni, luci, odori. Bambini con parassitosi e irritabilità. Soggetti pallidi, sudore freddo, vertigini.

Modalità:

  1.   Aggravamento: movimento, odori forti, emozioni, calore del letto, prima/durante mestruazioni, luce intensa.
  2.   Miglioramento: riposo assoluto, aria aperta, pressione forte sulla parte dolorante.

Usi principali:

  1.   Epilessia petit-mal (soprattutto post-traumatica o mestruale).
  2.   Coreoatetosi e spasmi notturni.
  3.   Verminosi con prurito anale notturno.
  4.   Disturbi mestruali (dismenorrea spastica).
  5.   Nevralgie facciali sinistra.

Potenze comuni: 5-9 CH per sintomi acuti; 15-30 CH per costituzionale.

L’artemisia incarna il confine tra veleno e rimedio, tra cucina raffinata e rituale sciamanico. Usata con misura, resta una delle piante più versatili della farmacopea mondiale; abusata, ricorda che anche la “regina delle erbe” esige rispetto.

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